domenica 4 settembre 2016

LIMITE IMMAGINARIO

Le nuove vignette di Charlie Hebdo hanno riacceso il dibattito sui limiti della satira.
Come più volte ho affermato, la satira è una forma di espressione delle proprie idee, quindi non è giusto censurarla.
Nessuno di noi gradirebbe un bavaglio alle proprie espressioni, giuste o sbagliate che siano, anche perchè al concetto di giusto o sbagliato nessuno potrà mai dare una forma universalmente valida.
Charlie Hebdo si è fatto paladino di questa libertà - a tutti i costi - attraverso una satira provocatoriamente di basso livello, come di altrettanto basso livello sono stati i commenti di Alfano, degni non certo di un rappresentante di governo.
Il risultato dello sbandieramento ai quattro venti di tanta indignazione - da parte della stampa - è stata un'ulteriore grande pubblicità, in questo caso immeritata, al settimanale.
Alla cattiva satira si risponde col silenzio e l'indifferenza, uniche armi veramente efficaci contro chi vive di visibilità, ignorate da chi predica l'inserimento delle matite in anfratti anatomici.
L'umorismo nero e le forme satiriche ad esso collegate, presuppongono una necessaria capacità di valutazione e di tatto.
In questo caso non si è valutato un fattore determinante circa l'opportunità o meno di pubblicare quel materiale: il soggetto non era una figura pubblica o di potere, ma le vite di tanti privati cittadini rimasti vittime di una catastrofe.
L'unico muro di fronte al quale - a mio avviso - la satira dovrebbe scegliere di fermarsi, è appunto la soglia della sfera privata.
Si potrebbe discutere molto anche sui confini di tale limite, ma davanti ad uno sconfinamento così evidente, forse il silenzio rimane ancora una volta la scelta giusta.


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